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Mitizzazioni, pregiudizi e stereotipi del calabrese!

Chi ha avuto modo di visitare la Mostra documentaria dell'Opera di Tommaso Campanella e Galileo Galilei, a cura di Armando Brissoni 1, ha potuto verificare come l'attività culturale della Calabria, nel periodo del ‘500 e ‘600, sia stata particolarmente ricca e feconda. In particolare, se ci si limita al pensiero filosofico e scientifico, si è potuto notare come nei secoli XVI e XVII, in Calabria si ebbe un numero cospicuo di pensatori e di eminenti scienziati la cui influenza non rimase circoscritta all'ambito regionale: l'influsso del loro pensiero travalicò l'ambito geografico partecipando in maniera viva alla storia del pensiero filosofico e scientifico sia nazionale che dell'occidente europeo.

Il visitatore infatti ha potuto scoprire tanti autori che ebbero i natali in Calabria e che soprattutto non disdegnarono mai la loro origine, come appunto Tiberio Russiliano Sesto, Giovan Battista d'Amico e Giovanni Pantusa, Bernardino Telesio, Sertorio Quattromani, Agostino Doni, Annibale Rosselli, Luigi Lilio, Tommaso Campanella, Paolo Antonio Foscarini, Marco Aurelio Severino, Antonio Oliva, Tommaso Cornelio, Elia Astorini. Pensatori e studiosi nati in una regione tra le più arretrate d'Italia, lontana dai centri più importanti della cultura avanzata del tempo, che provenivano da un ambiente di arretratezza segnato da pesanti quanto errati stereotipi del calabrese: "populi inculti" e di pelle scura.

Anche se non mancavano esempi positivi di un felice idealtipo come quello propagato proprio da Campanella che ha collegato l'aspetto intellettuale della rinascita filosofica e morale al carattere forte, dignitoso, libero dei calabresi. Un mito che si appoggiava sulla poesia di Campanella con la pubblicazione della Scelta di poesie filosofiche di Settimontano Squilla, cavate da suo libri detti "La Cantica" (del 1622). Anche se a distanza di tanti anni (quasi cento anni dopo l'episodio Adami-Campanella), compare infatti nel 1710 la notazione fatta da Paolo Mattia Doria, fonte accreditatissima, al di sopra di ogni sospetto di parzialità il quale, in una relazione ai maggiorenti del Regno, osservava:

La più gran parte degli uomini di lettere, li quali hanno pensato cose nuove in questo Regno, son Calabresi: Campanella, Bernardino Telesio, Francesco Patrizio sono stati li primi restauratori della filosofia in Italia, e Marco Aurelio Severino, oltre a molte sue bellissime opere, ampliò moltissimo le conoscenze della notomia, e propagò la prattica della chirurgia. Per ciò che riguarda all'intraprese che coraggio addimandano sono ancora fortissimi, quando sono spinti da violente passioni.2

Ed il fatto che queste notazioni giungano a così grande distanza di tempo, dimostra appunto la permanenza fortissima dello stereotipo del calabrese e della Calabria , tanto che si continuava a scrivere che l'Europa finisce a Napoli, tutto il resto è  "Africa" .

L'idea della Calabria e dei suoi abitanti cambia poi nell' Ottocento per merito delle osservazioni dirette dei poeti viaggiatori. E gli atavici pregiudizi vengono ancora rivalutati e "cadono" quando i calabresi compaiono in prima linea tra i protagonisti del Risorgimento.

Ora, a fronte di queste e simili considerazioni, avviamo questa indagine per conoscere, attraverso il contributo di quanti vogliono parteciparvi, in che modo persistano o siano mutati al tempo di oggi le mitizzazioni, i pregiudizi e gli stereotipi sulla Calabria ed i calabresi e vi invitiamo per ciò a rispondere ai seguenti quesiti:

1.     nella realtà odierna persistono o sono mutate le mitizzazioni della Calabria?

2.     quanto permane del vecchio e umiliante stereotipo sui calabresi?  

3.     oppure l'omologazione dei valori e comportamenti moderni ha superato ogni tipo di identificazione?

Attraverso le vostre impressioni e conoscenze proveremo a tracciare l'idealtipo del calabrese al tempo odierno e di capire quali contesti culturali possibili si possono immaginare e innescare per rimuovere eventuali pregiudizi nell'immaginario collettivo di chi ci osserva.

 

 

Note

1)  Armando Brissoni (a cura di), Mostra documentaria dell'opera di Tommaso Campanella e 450° anniversario della nascita di Galileo Galilei, 4 ottobre 2014 - 15 gennaio 2015, Museo/Fondazione per l'arte, Bivongi (RC)

 

2)  Augusto Placanica, Il lungo periodo, Storia della Calabria Moderna e Contemporanea, Gangemi Editore 1992, pag. 95

Commenti

Inviato da: | 26/03/2015 09:23:45

Caro Elio,
ho riletto attentamente la sua lettera sul BLOG , a proposito degli "errati stereotipi del calabrese'' con quel che segue. Per contro le invio un passo del Campanella che rende giustizia a questa falsità. Il passo recita" Non tamen invenio loca meliora a melioribus habitari hominibus vel felicioribus. Sic enim Calabri nostri cunctis nationibus feliciores essent imperio et virtutibus, cum sint solo et caelo superiores tantumque Italiam reliquam superent, quantum Italia ceteras provincias alibi narratis de causis''( Tuttavia non trovo che i luoghi migliori siano abitati dagli uomini migliori o più felici. I miei Calabresi sarebbero altrimenti superiori a tutte le altre nazioni per dominio e virtù, dal momento che son superiori a tutte per la terra[scil. per la zona] e per il clima, e vincono il resto d'Italia di quanto l'Italia vince gli altri paesi del mondo, per le ragioni esposte altrove) ( T. Campanella, De Homine, Roma Centro internazionale studi umanistici, 1961, pp.190-191).
Credo che bastino queste parole per smentire l'odioso populismo che è tipico di una certa classe,che si ritiene colta, nel giudicare cose che non conosce; o peggio che si fa vincere dal pregiudizio che è la peste della conoscenza, dell'onestà e della laboriosità. Sto lavorando sodo sul telescopio. Cari saluti e scusi l'ora
brissoni